Il ricordo di Horiki mi trasporta in un lontano passato fatto di discussioni infinite sul fare arte. Per lui essere artista era come un sacerdozio che obbediva ad una visione estetica della vita avvolta tutta in una sublime bellezza. Era profondamente spirituale, impregnato di un misticismo arcaico e primitivo. La vita dell’uomo era per lui una sacra rappresentazione. Una dedizione assoluta e incontaminata da vivere con un sussurro di gioia e di rispetto, della memoria e della maestà dell’intera umanità.
Giulio Mosca